La festa della Madonna della Salute, celebrata annualmente il 21 novembre, è la ricorrenza che meglio esprime lo spirito religioso della città. Nel 1630, durante la grande epidemia di peste che colpì il nord Italia – la stessa epidemia descritta anche da Alessandro Manzoni ne I promessi sposi – il doge fece voto solenne di erigere un tempio votivo grandioso e solenne intitolato Santa Maria della Salute, affidandone poi la realizzazione a Baldassare Longhena. La struttura della chiesa fu realizzata in stile barocco, a struttura ottagonale e sormontata da un’imponente cupola. La sua consacrazione avvenne il 21 novembre del 1687. Anche questo solenne voto prevedeva la realizzazione “in perpetuo” di un ponte “votivo” perché tutti potessero recarsi in processione direttamente da San Marco ad invocare la protezione della Madonna sulla città.
Il ponte su barche, completamente in legno, anticamente univa Calle Vallaresso a Punta della Dogana, con un percorso più lungo dell’attuale. A seguito di un grave incidente del 1815 in cui morirono 5 persone, venne modificato per unire Santa Maria del Giglio alla Salute. Attualmente il ponte è costituito da 4 arcate più un’arcata di dimensioni maggiori, per consentire il transito di natanti più grandi quali i vaporetti o le barche da trasporto.
L’icona della Mesopanditissa, portata a Venezia da Candia nel 1670 da Francesco Morosini, fu destinata all’altar maggiore della Basilica e venne chiamata Madonna della Salute perché da lei i veneziani riconobbero di aver ricevuto in dono la salute nella guarigione dalla peste e la salvezza, richiamando così anche l’iscrizione incisa nel tondo al centro della Basilica: “Unde origo inde salus” (da Maria nacque Venezia, da Maria venne la salvezza).
Tra i riti tipici della giornata, oltre alla processione votiva e all’accensione del cero, c’è l’abitudine di consumare la castradina, una zuppa di carne di montone e verza, unendo così ad un momento intimo, la gioia di vivere e festeggiare.